E' piacevole per un torinese, sapere che all'estero, Torino sia considerata una meta turistica.
Piacevole è sentirlo ripetere anche dai fiorentini, dai romani, dai milanesi, dai napoletani e dai siciliani.
E per chi vive nella città sabauda, o studia o vi transita per lavoro, sarebbe utile guardare con occhi da visitatore, la città, esattamente come se fosse una delle capitali che abbiamo già visitato, alla stregua di Parigi, Praga, Vienna, Roma, Bruxelles, Madrid ecc..
Guardare con occhi curiosi, dimenticando per un attimo il clochard, il gruppo di attivisti pronto a ripetere le solite domande su: "Ha pregiudizi ecc..?" o melodrammatiche riflessioni sulla fame nel mondo, come se fossimo dei robot incapaci di riflettere da soli, ci condurrebbe a piacevoli sorprese.
Guardare l'insieme dell'armonia architettonica, dalle pavimentazioni ai soffitti, dalle facciate ai balconi del centro storico, dai palazzi a certe insegne o certi negozi d'epoca, la planimetria ordinata del centro, ci renderebbe fieri del nostro passato nobile e regale.
Non sarà necessaria una guida in carne ed ossa, anche se non è difficle reperirne, ma un occhio attento ai dettagli ed al bello, al gusto di notare le tante pavimentazioni, i porfidi, le lastre di pietra arenaria, i decori di certi marciapiedi.
Ma il bello si ottiene alzando il naso e lo sguardo ai soffitti dei portici più lunghi d'Europa... affreschi, decori, gallerie...
E' un patrimonio straordinario, un museo en plain air che contiene altri musei.
Guardate Porta Palazzo quando è deserto: è il mercato più grande d'Europa. Poi abbiamo il Museo Egizio, secondo d'importanza al mondo, Piazza Vittorio la piazza con più portici più grande d'Europa, Caffè San Carlo che più che caffetteria con le sue miscele pregiate, è un museo, un luogo che vide nella storia, intellettuali, uomini politici ed artisti incontrarsi e discutere del futuro.
Torino o Turin è affasciante, bellissima. Una vecchia nobile signora che s'adatta al cambiamento e alle mode, mantendendo con la discrezione che contraddistingue, quell'allure unico che deve restare tale in un concetto di mondo che tende a fagogitare la diversità, globalizzando ciò che rende unici, ognuno di noi.
Wilma Zanelli