La serata inizia in un ristorante nel centro di Kiev. Il locale è affollato. Ai tavoli ci sono inglesi, italiani, ucraini, turisti e business man. L'insegna riporta un nome italiano e il menù presenta piatti di cultura gastronomica Made in Italy.
L'attesa è lunghissima. Ci viene chiesto se preferiamo le portate tutte insieme come abitualmente usa il popolo ucraino, abituato anche a mangiare al ristorante ad ogni ora, senza attendere le nostre canoniche fasce orarie, che di sera vanno dalle 19,30 alle 21 o 21,30.
A prescindere dalla risposta, la cucina del ristorante con lo Chef e la sua brigata, decide di fare a modo suo, portando la nostra esperienza culinaria, ai minimi storici. Il locale quotato, apprezzato da una variegata clientela multilingue, gestisce il rapporto col tempo in un modo piuttosto discutibile.
40 minuti per la prima pizza cosparsa di crema di senape. Poi un'altra attesa di 60 minuti (durante i quali chiediamo qualche spiegazione del ritardo e facciamo un altro giro di birre), per un piatto di lasagne ai funghi.
Una ventina di minuti dopo arriva il terzo piatto. Un primo innominabile, mediocre e banale. Annaffiamo il tutto con una bottiglia di un pessimo vino rosso. Evitiamo di ordinare i secondi, poichè l'attesa ci ha snervati e stancati.
Al dessert penseremo domani.
"Cantiniere tra i colbacchi"