Le notizie rimbalzano, come pallottole. La guerra è diabolica in ogni sua forma, dall'Italia partono informazioni dirette a parenti, amici e conoscenti nei vari Oblast ucraini, smentite poi, spesso, dagli stessi che stanno in quell'inferno dantesco, a cui si dovrebbe dare maggior ascolto. E' caos totale. La cronaca è già vecchia appena terminato l'articolo o la telefonata. Parliamo dei corridoi umanitari concepiti nel tentativo di salvare vite. Parliamo della prima evacuazione di Sumy, l'unica al momento arrivata a destinazione (le altre sono state un fallimento completo con spari sui profughi).
Il nostro scopo è quello d ' informare l'Europa dei salotti e delle chiacchiere da bar, che la popolazione è in guerra e gli aiuti non arrivano.
L'evacuazione di Sumy, è stata un'odissea di 200 chilometri spalmata su 12 ore di viaggio, a rischio e pericolo dei partecipanti. Molti di questi sono rimasti per strada senza benzina. La temperatura era a meno 10° e nevicava.
Oggi, 9 marzo, si parla d'evacuare, nel primo pomeriggio, studenti fuori sede e persone invalide.
Parliamo di numeri sulle persone evacuate. Si legge in Italia 5000, Zazoom Social News parla di 500, mentre a Sumy, tra quelli che vivono nella guerra, corre voce che sono state 1700, tra cui 900 universitari fuori sede (cinesi ed africani). Altri dicono 800 persone. La verità non si conosce, tuttavia sono gocce in un oceano di dolore, basti pensare che la popolazione censita nel 2020 nell' Oblast di Sumy superava il 1.060.000, mentre il capoluogo raggiungeva le 264.000 unità.
Questa è la farsa dei numeri. Esiste anche quella degli aiuti umanitari che non arrivano nella nazione, per dovere di cronaca, non arrivano nell'Oblast di Sumy.
Wilma Zanelli per AndreaB.