"L'intervista sotto l'albero" che vogliamo regalarvi in questo tempo d'avvento è quella di un uomo molto particolare. Il suo nome è Sandro Bonvissuto conosciuto oltre che per i suoi romanzi, i testi, per la profondità e la capacità della sua penna, per il mestiere di cameriere in una nota trattoria romana, che alterna a quello di narratore.
Se sentirete parlare del cameriere scrittore, sappiate che si parla proprio di lui, Sandro Bonvissuto che negli ultimi tempi, attraverso i media, ha avuto uno scambio di vedute e di dissenso con le esternazioni di Fabio Briatore, il noto manager imprenditore, nato in Piemonte e residente a Montecarlo.
La querelle, come molti ricorderanno, riguardava i giovani e la loro fuga dall'Italia, gli stipendi bassi e il posto di lavoro".
Vediamo di conoscere un pochino più a fondo lo scrittore Sandro, con una laurea in filosofia, una forte personalità ed un bel rapporto con la scrittura.
"Io e la scrittura " chiosa Sandro, "ci incontriamo nei primi anni 2000, e finisco sugli scaffali delle librerie senza nemmeno il tempo di capire perché. Tutto quello che ho dato alle stampe finora l’ho pubblicato con l’editore Einaudi, e anche il mio prossimo lavoro uscirà per questa casa editrice torinese. E’ un libro che sta prendendo forma adesso, ed è presto per parlarne. I suoi fratelli usciti prima sono: Dentro (2012) un libro di racconti, Scena Padre (2013) un' antologia di racconti, scritti a 16 mani, otto autori insieme, ed infine il romanzo "La Gioia fa Parecchio Rumore" (2020) che narra la storia d’amore fra un bambino e la squadra di calcio del cuore, ambientato a Roma fra la fine degli anni ’70 e i primi anni ’80."
Quello che ci incuriosisce di Sandro, è la visione della vita quotidiana, del lavoro, del rapporto coi clienti, di questo filosofo che alla sera veste i panni del cameriere: "Tutto cambia e anche il ruolo del cameriere è mutato nel tempo, da semplice portatore di piatti e pietanze a professionista erudito nella cucina, nel vino, capace di parlare le lingue, aggiornato su allergie, intolleranze, abitudini alimentari degli altri popoli, adatto ad ascoltare le necessità ed esaudire i desideri della clientela. Anche discreto psicologo. Io faccio il cameriere per necessità, non per vocazione. La mia attitudine sono i libri e la scrittura. Quindi, proprio per questa distanza, cerco solamente di svolgere il mestiere meglio che posso. Non mi sono evoluto né mi interessa aggiornarmi, esercito nella precedente forma della professione, quella più tradizionale. Ed è una cosa che però faccio col cuore in pace, perché dare da mangiare alla gente mi piace. Un gesto bello, che nel tempo è diventato il rapporto che io ho con l’umanità. In più il modo nel quale gli altri si comportano nei confronti del cameriere svela molto del modo di essere delle persone. Diciamo che la gente in genere tratta il cameriere con sufficienza, nel mio caso, poi, quando sanno che sono scrittore, diventano invece falsamente gentili ed empatici. Nel mondo dell’editoria sono tutti già falsamente gentili ed empatici, ma quando si ricordano che faccio il cameriere allora mi trattano con sufficienza.". Parole forti quelle di Sandro e siccome m'infastidisce pensare al comportamento di certe persone, per stemperare, visto il clima festaiolo che vagola nell'aria, passo a domande più leggere, quasi rituali sul Natale. Il Natale di Sandro Bonvissuto, com'è?
Wilma Zanelli
1° parte (segue)
