Siamo abituati a cibarci in fretta e con poca attenzione ai particolari, i nostri sensi sono sempre attivi ma moltissime volte non badiamo ai segnali che loro ci inviano.
Quando siamo a tavola e quando tocchiamo il cibo, il senso meno utilizzato da noi occidentali, è sicuramente l'udito.
Provate a mangiare un pomodoro a morsi: il suo rumore quando la pelle viene incisa dai denti, il succo che filtra, la bocca che aspira, l'acidità che invade le papille, le quali si danno da fare per dirvi che esiste anche il sale minerale, il dolce e questo entra a far parte delle conoscenze culinarie.
"Un'estate, era Ferragosto " racconta lo Chef Executive Paolo Bertholier, "ero in Toscana e mi chiesero di preparare un pranzo per 8 giapponesi.
Colui che ordinò il pranzo era un vero milionario, proprietario di una compagnia aeroporturale, una Travel company, 2 alberghi e cosa stranissima organizzava viaggi di matrimonio dal Giappone all'Italia.
Mi ordinarono un menù di 5 portate per 8 persone dove mi veniva richiesta tutta una serie particolare di forme, di cibo, rumori relativi ad ogni piatto, gusti e colori diversi, profumi e densità difformi, tutto questo con prodotti toscani e il timing di servizio doveva essere di 180 minuti comprensivi di dessert."
Ciò su cui i Giapponesi si soffermarono di più, fu sui dettagli legati al rumore di ogni piatto, al rumore del cibo e alle sue forme.... tutto era imperniato intorno all'udito: ceramica, porcellana, acciaio, cristallo tutto doveva avere la sua sonorità.
Volete sapere come è andata a finire?