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Lettera aperta di un nostro connazionale in Ucraina


Riceviamo questa lunga mail che arriva dal nord Est dell' Ucraina. E' scritta da un nostro connazionale ancora sotto i bombardamenti. Crediamo debba essere pubblicata come lettera aperta. Lascia tanto amaro in bocca, sia per il dramma nel dramma, e perchè già diverse sono le redazioni che l'hanno ricevuta e nessuna ha avuto voglia di darle la giusta attenzione che merita. Igor, nome di fantasia, pensionato, è arrabbiato con le Istituzioni e anche con i giornali e le tv. Vediamo perchè. Ricordiamoci che siamo in Italia e qui vige ancora la democrazia e la libertà d'espressione.   

"..... sono arrabbiato con la Farnesina ed l' Ambasciata. Ho scritto a giornali e Tv ma a nessuno interessa. In questi giorni di guerra sono stati aiutati solo gli amici degli amici... i comuni mortali sono lasciati soli. Chi dovrebbe, non risponde alle chiamate e alle mail inviate. Io sto qui e me la caverò da solo come tutti gli altri italiani che sono ancora nel nord/est dell'Ucraina. Fare dei servizi giornalistici di due minuti per raccontare che sento le bombe e gli spari dalla mia finestra, o che non possiamo uscire dalla città perché è circondata dai russi o che nei supermercati non c'è più nulla da mangiare, non mi interessa. Non voglio entrare nel teatrino e nel racconto ipocrita, che vedo in tutte le televisioni italiane. Facciamo solo una riflessione insieme. Il Ministro degli Esteri un mese fa, più o meno, in tv ha detto che gli italiani in Ucraina dovevano tornare in Italia. Ma in Ucraina non sono tutti turisti o rappresentanti. Ci sono pensionati, come me, che hanno fatto questa scelta di vita perché in Italia avrebbero fatto una vita misera e che hanno investito i loro risparmi qui. Poi ci sono gli imprenditori che hanno sudato per costruire un' attività.

Quindi all'invito di Di Maio non abbiamo dato nessun peso, anche perché nessuno avrebbe mai pensato quello che poi è avvenuto.

Ma se il Ministro avesse detto: "Cari italiani, sono in possesso di informazioni tali (e lo era) e vi esorto a tornare in Italia perché la situazione è molto grave. Vi ospiteremo in strutture dedicate a voi e ai vostri famigliari fino al cessare dell'esigenza. Non vi dovrete preoccupare per il vaccino o per i documenti non in regola dei vostri parenti ecc...."
Se avesse detto ciò, molti di noi avrebbero rizzato le antenne e avremmo preso sul serio l'esortazione. Così non è stato.

Ma dove avremmo dovuto andare in Italia? Forse a gravare la situazione familiare già difficile di qualche parente o amico? Quanto poteva durare una convivenza di quel tipo se uno di noi si fosse presentato con moglie, figli, suoceri, cani e gatti? 

Ed oggi, gl' italiani che stanno fuggendo dalla guerra, dove stanno andando? C'è una sola struttura messa a disposizione dal nostro governo? Nessuna. C'è chi va da parenti o amici, chi presso qualche associazione privata. Altri sono in Moldavia, Romania, Ungheria, Polonia, in attesa, sperando che a breve finisca questa guerra.

Vogliamo parlare dei messaggi standard dell'Unità di crisi, le mail dell' Ambasciata ferme al 24 febbraio che ripetevano il testo dell'Unità di crisi?

Vogliamo parlare dei telefoni che non rispondono e delle mail senza risposta? .....

Mai ricevuta una dall' Ambasciatore che con le sue parole, ci spiegava la situazione esortandoci alla calma e alla pazienza. 

Il comportamento è stato freddo, da Vassalli a Valvassori, così come il ministro Di Maio che il 24, a guerra iniziata, in TV, come Ponzio Pilato dichiara:"Io ve lo avevo detto...". 

Scusate lo sfogo. 

                                                                                                                        Uno tra i 2500 connazionali italiani in Ucraina


Foto di Wilma Zanelli
Foto di Wilma Zanelli

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