Sono passati 1070 giorni dall'inizio dell'invasione russa in Ucraina. 1070 giorni vissuti tra bombe, dolore, morti, incertezze, sofferenze, mentre nel resto del mondo, si fanno conferenze, dibattiti, c'è un'inflazione di notizie, di fake news, si raccontano ragioni complesse, si spiegano considerazioni strategiche, economiche, geopolitiche. C'è una divisione di pensieri nella comunità internazionale, in troppi parlano, ma l'invasione continua e i droni volano bassi sui cieli, mentre il mondo va avanti e anche la vita in Ucraina prosegue, in attesa che torni la pace.
In questo clima difficile tra raid, droni abbattuti, sanzioni, coprifuoco, s'è instaurato, sin da subito, tra tutti gli ucraini, un sentimento spontaneo, fatto di gesti piccoli o grandi che ha il potere d'esser contagioso e che si chiama solidarietà, collaborazione.
La gente si aiuta con pasti caldi, vestiti, medicine, assistenza sanitaria, altri si rendono utili facendo qualcosa. Solidarietà: un sentimento di vicinanza, di condivisione, di sostegno che poi passa inevitabilmente per i sentieri della riconoscenza nei confronti dei militari al fronte.
Infatti molti sono gli aiuti che vengono offerti ai giovani in guerra. Negozianti che regalano o fanno sconti su bibite, panini, bevande, parrucchieri che regalano tagli gratis ai militari in divisa, collegamenti ferroviari scontati, viaggi su strada da e per Kiev. Insomma piccoli grandi aiuti a favore di giovani che ogni giorno rischiano la vita per difendere la nazione.
Gesti che uniscono, che rafforzano amicizie, che scaldano il cuore. Nell'attesa di poter esultare e festeggiare la fine di questo delirio.