Regola n. 1. Per fare il critico gastronomico bisognerebbe per prima cosa conoscere (cioè aver lavorato) in una cucina di un ristorante, aver gestito come titolare il ristorante stesso e aver diretto o seguito una brigata.
Bisognerebbe conoscere le tempistiche in cucina, le motivazioni di certe scelte aziendali, sapere che la gastronomia deve necessariamente passare attraverso il filtro della parola "economia".
Non è sufficiente per fare il critico conoscere il mondo della ristorazione (svolazzando di tanto in tanto nella cucina di uno chef), avere il palato allenato, sapere un po' di gastronomia teorica, enologia e scrivere recenzioni, aprire un blog e avere il famoso portfolio.
Per fare il critico gastronomico non basta cucinare per quattro amici sui fornelli di casa, ma sapere affrontare centinaia di persone, che arrivano quasi tutte alla stessa ora, pieni di aspettative e di richieste su "variazioni del tema menù", magari con un cameriere assente e un aiuto cuoco infortunato sul momento.
Per fare il critico gastronomico non basta avere un proprio dizionario, ma molto di più.
Intanto si deve saper lavorare in cucina, districandosi tra ciò che si vorrebbe fare, l'ignoranza che ruota intorno alla "cultura del cibo", i costi di gestione di un ristorante, le difficoltà di mandare avanti un team, uno staff e una brigata in momenti come questi, in cui spesso, al ristorante il cliente mangia solo il primo o il secondo piatto e il caffè, per risparmiare, lo prende in piedi al banco di un bar.
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