Non è raro vederlo nei campi, nei prati della campagna, del centro nord, questa pianta erbacea annuale della famiglia delle Graminacee, alta sino a tre metri d'altezza, simile al mais, col fusto cilindiro, foglie lunghe e piatte ed infiorescenze formate da panicoli pieni di spighette.
Il sorgo o saggina, non è molto delicata, anzi è resistente alle alte temperature, alla siccità e rispetto al mais non ha bisogno di grande quantità d'acqua. Inoltre la sua coltivazione è particolarmente versatile: valida per la produzione di etanolo, biomassa, produzione di biogas, biodiesel e molti sono gli studi per l'utilizzo in campo energetico.
In molti paesi asiatici ed africani il sorgo è una coltura alimentare, mentre in altri paesi, è destinato alla produzione di mangimi per animali. L'elenco degli utilizzi è ancora lungo: la granella serve per preparare colle, adesivi, dal midollo invece si ricavano melassa e zucchero.
Le infiorescenze servono per preparare scope di saggina e ramazze.
Il sorgo è utile anche in cucina: alternativa al riso, se soffiato è ottimo come complemento di passati di verdura, oppure aggiunto agli yogurt. La sua farina aggiunta ad altre farine serve per la preparazine di impasti dolci e salati, pizze e biscotti.
Questo cereale antico, dalle diverse varietà, dai tanti benefici ed utilizzi, però, ha un inconveniente da non sottovalutare che è balzato alla cronaca tempo fa, in provincia di Cuneo, quando morirono una cinquantina di mucche al pascolo, avvelenate da una coltivazione di sorgo, lì vicina.
In quell' occasione, la sua tossicità, si era manifestata per due concause: le particolari condizioni meteo (siccità) nella prima fase di crescita della saggina, diventando quindi pericolosamente mortale per il bestiame che pascolava nel prato.
Bianca Garden